GERMOGLI VS MICROGREENS

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L’ORIGINE DEI DUE SUPERFOOD

Sebbene si tenda spesso a equiparare germogli e microortaggi, i due superfood differiscono in molte cose. Prima fra tutte, l’origine dei due alimenti.

L’origine dei germogli è antica quanto l’uomo. 

Le prime testimonianze del loro uso risalgono addirittura alla Cina del 3000 a.C. 

Nonostante fossero presenti soprattutto nella cucina orientale, in particolare quella cinese e giapponese, i germogli venivano utilizzati anche in civiltà occidentali. 

Un europeo che colse le proprietà benefiche dei germogli fu James Cook, esploratore britannico del XVIII secolo. Egli riuscì ad evitare l’insorgenza dello scorbuto, malattia dovuta alla carenza cronica di vitamina C, a bordo delle proprie navi, introducendo i germogli nella dieta dei suoi equipaggi.

D’altro canto, i microortaggi sono una categoria di prodotti nuovi, apparsi nei menù degli chef di San Francisco nei primi anni ‘80. Questo alimento, che iniziò a essere coltivato nel Sud della California solo dalla metà degli anni ‘90 del secolo scorso, è così ricco di proprietà benefiche che si sta velocemente diffondendo nelle cucine di tutto il mondo.

 

LE DIFFERENZE TRA ORTAGGI E MICROGREENS

Come anticipato, germogli (o sprouts) e microortaggi (o microgreens) sono due categorie di prodotti orticoli ben distinti.

Da un punto di vista biologico, i germogli rappresentano la primissima fase di formazione di una pianta, dopo il processo di germinazione.

I microortaggi, invece, sono la fase successiva del germoglio. Quando, dal germoglio, iniziano a crescere le prime foglioline, nascono i microgreens: giovani e tenere piantine delle specie più disparate, quali ortaggi, colture erbacee, erbe aromatiche e piante spontanee.

A seconda della specie utilizzata, i microgreens possono essere raccolti da 7 a 28 giorni dopo la germinazione, quando i cotiledoni (le foglioline emergenti dal seme) sono completamente formate.

Tutto il microgreen è commestibile. La porzione edule è infatti rappresentata dallo stelo, dal cotiledone e, spesso, anche dalle foglie vere (le prime foglie che emergono dal cotiledone, simili al fogliame della pianta).

In alcuni casi anche i tegumenti, ossia i semi che rimangono attaccati ai cotiledoni, possono, se piccoli e teneri, far parte della porzione commestibile.

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